Quale internazionale? Qualche considerazione sparsa a partire dall’edizione in greco dell’intervista. Iniziative ad Atene, Salonicco e Komotini il 16, 18 e 29 maggio

Quale internazionale? Qualche considerazione sparsa a partire dall’edizione in greco dell’intervista. Iniziative ad Atene, Salonicco e Komotini il 16, 18 e 29 maggio

Il 16, 18 e 29 maggio 2024 si sono tenute alcune presentazioni e dibattiti ad Atene, Salonicco e Komotini a partire dalla recente pubblicazione della traduzione in greco dell’intervista “Quale internazionale?” di Alfredo Cospito, originariamente pubblicata in italiano nell’omonimo libro edito per le Edizioni Monte Bove e curato da anarchici redattori di “Vetriolo”. Alla prima edizione (marzo 2021), da tempo esaurita, ne è seguita la seconda pubblicata a novembre 2022 durante lo sciopero della fame a oltranza contro il regime detentivo del 41 bis e l’ergastolo ostativo. L’edizione in greco recentemente pubblicata contiene la sola intervista. Inseriamo qui di seguito il contributo che un compagno redattore di “Vetriolo” ha inviato per le iniziative, le indizioni dei dibattiti, un testo dello Spazio Anarchico Occupato “Utopia A. D.” e alcune fotografie dall’iniziativa del 29 maggio.

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Quale internazionale? Qualche considerazione sparsa a partire dall’edizione in greco dell’intervista

La pubblicazione in greco dell’intervista “Quale internazionale?” è un’importante occasione in più per sostenere le iniziative editoriali di propaganda anarchica nell’ottica di una solidarietà internazionale tra compagni, nonché un momento in continuità con la mobilitazione solidale del 2022-‘23 al fine di infrangere la coltre d’isolamento imposta da oltre due anni nei confronti del compagno Alfredo Cospito con il regime detentivo del 41 bis. Tuttavia, non si tratta solo di questo. Considerati gli argomenti affrontati nel testo, penso possa essere un’occasione con cui poter fare dei passi avanti nella prosecuzione di un approfondimento sulle ipotesi e le concezioni organizzative che contraddistinguono gli anarchici, quindi per poterci addentrare nel dibattito che il movimento anarchico internazionale ha maturato dai primissimi decenni del secolo scorso riguardo la natura dell’organizzazione anarchica specifica, alle sue funzioni e prospettive. Entrare in questo dibattito e nella matassa di aspirazioni a esso intrecciate riflette tutt’oggi un’urgenza e un auspicio: sviluppare energie nuove per un rinnovato slancio nell’azione.

L’elaborazione e la pubblicazione dell’intervista-dialogo “Quale internazionale?”, avvenuta assieme ad Alfredo tra il 2018 e il 2020 nelle pagine del giornale anarchico “Vetriolo” (cui sono seguite le successive edizioni in volume pubblicate nel 2021 e nel 2022, affiancate da una corposa appendice, tra cui l’ultima uscita durante lo sciopero della fame contro il 41 bis e l’ergastolo ostativo), si è quindi collocata nel solco di un dibattito risalente nel tempo. Ben oltre un secolo fa i termini del confronto tra anarchici si sarebbero collocati tra “organizzatori” e “antiorganizzatori” e a partire dagli anni Ottanta – con il decisivo apporto dei compagni che animavano “Anarchismo” e “Provocazione” – si sono posti tra organizzazione di sintesi (cristallizzata in strutture permanenti e congressi periodici, avente la crescita quantitativa tra i principali scopi) e organizzazione informale (basata su gruppi di affinità e compagni che si riconoscono in un’ipotesi o un’area progettuale, avente l’azione come aspetto propulsivo). Con l’avvenuta cessazione di qualsivoglia anelito rivoluzionario o di trasformazione radicale della realtà sociale da parte delle più o meno storiche organizzazioni di sintesi (una cessazione comunemente rilevabile e motivata da ragioni storiche in cui non mi addentro nel corso di questo breve intervento), penso che il dibattito odierno possa essere definito nei termini di un necessario approfondimento delle declinazioni che l’informalità ha assunto almeno nell’ultimo quarto di secolo, quindi nei differenti percorsi teorico-pratici che i compagni hanno ritenuto opportuno intraprendere in quest’ambito. Secondo la mia personalissima lettura, se da un lato la riflessione su tale questione ha certamente determinato la germinazione di innumerevoli slanci rivoluzionari, dall’altro lato per quanto attiene al movimento anarchico di lingua italiana sono emerse ritrosie, fraintendimenti e chiusure a priori che hanno portato al consolidamento di una cronica difficoltà nell’affrontare la questione. A questi aspetti negli ultimi anni se ne è andato a sommare uno ulteriore frapposto dall’apparato repressivo: la necessità per lo Stato di farla finita anzitempo con qualsivoglia approfondimento in termini di prospettiva, isolando e tentando di dare un monito in tal senso, così come di demonizzare il sostegno alle ragioni dell’attacco contro lo Stato e il capitale (si vedano sotto molteplici aspetti i procedimenti Scripta Manent, Sibilla e Scripta Scelera per quanto riguarda le relative accuse di istigazione a delinquere con la circostanza aggravante della finalità di terrorismo).

Con il giornale anarchico “Vetriolo”, cui ha partecipato anche Alfredo, abbiamo fin da subito (2017) avuto la determinazione a entrare nell’argomento, tentando quindi di dare un contributo al dibattito sulla questione organizzativa in seno al movimento anarchico, nonché su alcuni aspetti della teoria anarchica, consapevoli che – come affermato nell’introduzione alla prima edizione di “Quale internazionale?” in volume – “sottolineare l’importanza dell’azione, del fatto distruttivo genericamente inteso, non basta a tirarci fuori dalle secche della mancanza di prospettive”. In particolare, nelle pagine del giornale è stata affrontata la concezione della lotta di classe propria degli anarchici, oltre gli equivoci che spesso portano a ritenere che il concetto di “classe” sia una sorta di manipolazione marxista o un anacronistico orpello teorico e che pertanto vada accantonato. “Vetriolo”, pur con tutti i suoi limiti, ha quindi rappresentato uno spazio dove approfondire le implicazioni che i mutamenti intervenuti nella realtà sociale di quegli anni e il processo tecnologico in corso hanno determinato nella lotta. In questo senso in “Quale internazionale?” viene posto decisamente l’accento sulla necessità di agire contro la complessiva svolta tecnologica in atto da decenni, combattendola fin da ora, prima che sia troppo tardi, specialmente nei suoi settori più propulsivi.

Il trasferimento in 41 bis di Alfredo Cospito (5 maggio 2022) è stato motivato particolarmente con gli esiti del processo Scripta Manent in Corte d’Assise d’Appello a Torino e con le attività di indagine confluite nel procedimento Sibilla, quest’ultimo riguardante in particolar modo la pubblicazione di “Vetriolo”, inclusa “Quale internazionale?”. Se per quanto concerne Scripta Manent la sentenza in Corte di Cassazione nei confronti della ventina di compagni imputati è avvenuta pochi mesi dopo il trasferimento di Alfredo in 41 bis (e a questa sentenza sono seguite una serie di udienze riguardanti la definizione dell’entità delle condanne contro la compagna Anna Beniamino e contro lo stesso Alfredo), per quanto riguarda invece il più contenuto procedimento Sibilla non si è nemmeno giunti alla fase processuale vera e propria. Questa vicenda è stata spudoratamente impiegata per giustificare la detenzione del compagno in 41 bis e con essa, così come tramite gli altri procedimenti già menzionati, i novelli inquisitori hanno tra le altre cose inteso sostenere che gli anarchici siano degli “istigatori”.

Su questo punto desidero soffermarmi, non tanto per un’inesistente bisogno di “controbattere” a questo genere di accuse e imputazioni, bensì perché mi pare che la questione meriti comunque una menzione. Come anarchici rivoluzionari non riponiamo alcuna fiducia nella giustizia dello Stato e diamo corpo alle nostre idee, alla nostra specifica visione del mondo, affinché ciò sia da stimolo per un’autonomia di pensiero e d’azione. Pertanto sosteniamo le ragioni dell’attacco e non “istighiamo” o “orientiamo” alcunché. Come affermato in molteplici iniziative nel corso della mobilitazione in solidarietà con Alfredo e gli altri rivoluzionari prigionieri, contro il 41 bis e l’ergastolo ostativo, chi agisce contro lo Stato e il capitale ha maturato una determinazione tale da non avere bisogno di essere istigato. È dunque quest’autonomia di pensiero e d’azione a esprimersi, non il gregarismo e la subordinazione a degli ordini.

Gli anarchici reclusi sono rivoluzionari che come tanti altri compagni si trovano prigionieri perché lo Stato crede in tal modo di poter dare un monito contro la nostra lotta, un monito soprattutto nei confronti dei percorsi e delle esperienze rivoluzionarie. Ogni attacco repressivo – grande o piccolo che sia – da parte dello Stato va pertanto inteso all’interno dello scontro in atto, modulandosi secondo il suo andamento, e viene posto in essere da parte dell’apparato repressivo al fine di tentare di imprimere una deterrenza sulla necessità dell’azione, provando a scoraggiare ogni maturazione in questa direzione. Siamo in un momento dove si rende sempre più chiaro come la guerra sia l’essenza costitutiva dello Stato, dove le stragi statali e capitaliste – espressione delle stesse logiche di guerra – sono all’ordine del giorno, dove gli sfruttati vengono sempre più sfacciatamente massacrati dal lavoro, dove i governi procedono imperterriti nel proprio avvitamento guerrafondaio sostenuti dagli organismi del capitale internazionale. Ecco quindi che il trasferimento in 41 bis di Alfredo Cospito è stato anch’esso espressione di politiche di guerra e come atto di guerra interna va inteso, con tutto ciò che ne consegue.

In questo contesto, l’attuale evolversi delle condizioni di sfruttamento, di produzione di un’umanità sempre più subordinata e soggiogata alle tecniche del capitale, quindi priva di alcun residuo di dignità, determinerà nuove necessità di scontro. L’auspicio delineato all’inizio di questo contributo – sviluppare energie nuove per un rinnovato slancio nell’azione – appare quindi essenziale, nell’immediato come in prospettiva. Al di là dei rapidi mutamenti intercorsi negli ultimi anni, un testo come “Quale internazionale?” rimane attuale e può essere una preziosa occasione di riflessione in tal senso.

Un saluto a tutti i compagni presenti e un ringraziamento particolare ai compagni promotori delle iniziative.

Francesco Rota

[Contributo per le iniziative del 16 maggio all’università ASOEE di Atene, del 18 maggio allo spazio anarchico Nadir di Salonicco e del 29 maggio 2024 allo spazio anarchico Utopia A. D. di Komotini]

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Presentazioni dell’edizione in greco dell’intervista “Quale internazionale?” e dibattiti sul nuovo codice penale all’ASOEE di Atene e al Nadir di Salonicco (16 e 18 maggio 2024)

“Avanti, compagni: c’è un intero mondo da demolire!” (A. Cospito – N. Gai)

— Presentazione del testo di Alfredo Cospito “Quale internazionale?” (intervista-dialogo dal carcere di Ferrara, Italia).
— Intervento di compagni italiani sul libro di Alfredo Cospito, l’isolamento del compagno, il regime detentivo del 41 bis e aggiornamento sulle recenti operazioni repressive in Italia.
— Intervento sulla legge n. 5090/24 (nuovo codice penale dello Stato greco).
— Comunicazione telefonica con un prigioniero sul nuovo codice penale e le lotte all’interno delle mura.
— Aggiornamento da parte dell’avvocato A. Kanellopoulos sulle disposizioni e le modifiche apportate dalla legge n. 5090/24.

Il ricavato del libro sarà destinato al sostegno economico del compagno Alfredo Cospito. Durante l’evento sarà presente una mostra di manifesti politici dalla Grecia e dall’Italia e una distribuzione con materiale cartaceo (opuscoli, adesivi, ecc.).

— Atene: Università ASOEE, giovedì 16 maggio, ore 19:00.
— Salonicco: Spazio Anarchico Nadir, sabato 18 maggio, ore 19:00.

Iniziative organizzate dal progetto anarchico Ragnarok e dello spazio anarchico Nadir (https://anarxiko-steki-nadir.org/https://ragnarok.squat.gr/).

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Presentazione dell’edizione in greco dell’intervista “Quale internazionale?” e dibattito sul nuovo codice penale all’Utopia A. D. di Komotini (29 maggio 2024)

Presentazione e dibattito allo Spazio Anarchico Occupato “Utopia A. D.”, a Komotini.

Mercoledì 29 maggio, ore 18:00.

— Presentazione del testo di Alfredo Cospito “Quale internazionale?” (intervista-dialogo dal carcere di Ferrara, Italia), traduzione e pubblicazione a cura del progetto anarchico Ragnarok e dello spazio anarchico Nadir.
— Comunicazione telefonica con i compagni dall’Italia (aggiornamento sulle operazioni repressive e sul regime detentivo del 41 bis).
— Informazioni sul nuovo codice penale.

Il ricavato del libro sarà destinato al sostegno economico del compagno Alfredo Cospito.

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Rioccupazione dello spazio anarchico Utopia A. D. a Komotini e presentazione dell’edizione in greco dell’intervista “Quale internazionale?”

Mercoledì 29 maggio abbiamo rioccupato lo spazio anarchico Utopia A. D. [una struttura abbandonata situata nell’area dell’università di Komotini], dove abbiamo tenuto la prevista iniziativa di presentazione del libro contenente la traduzione in greco dell’intervista all’anarchico nichilista Alfredo Cospito pubblicata giornale anarchico di lingua italiana “Vetriolo”. Nel corso dell’iniziativa c’è stato un intervento telefonico informativo da parte di una compagna italiana sul regime detentivo del 41 bis e sulla situazione attuale in Italia, mentre un testo inviato da un compagno redattore di “Vetriolo” è stato tradotto in greco e letto durante l’iniziativa. Successivamente c’è stato un aggiornamento da parte di un compagno riguardo il nuovo codice penale [varato in Grecia] e l’iniziativa si è conclusa con un dibattito, dopo che sono state poste alcune domande alla compagna italiana.

Nell’area circostante c’erano tavoli con testi, adesivi, manifesti, opuscoli e libri, oltre a un’esposizione di manifesti e uno striscione a sostegno delle occupazioni. All’iniziativa hanno partecipato 20 persone.

Occorre notare che quando ci siamo avvicinati al luogo, c’erano circa 10 persone dei servizi tecnici universitari al fine di prevenire l’occupazione e lo svolgimento dell’iniziativa. Naturalmente non ci sono riusciti. Quello che abbiamo chiarito loro è che non solo il rettore e la polizia sono nostri nemici, ma anche tutti coloro che si oppongono a noi. La questione dell’evacuazione della struttura è chiaramente politica e provocatoria dal momento che le guardie sono state collocate nella nostra zona. Gli idioti dell’ufficio tecnico dell’università non devono avere alcun interesse a farsi coinvolgere in questioni politiche.

Non esistono scuse sul fatto stanno seguendo degli ordini e che hanno timore di essere licenziati, né ci interessa, siccome nessuno dei lavoratori dei servizi tecnici dell’università si preoccupa di capire cosa sosteniamo nel momento in cui esigono che noi invece dovremmo capire loro. Se hanno problemi di lavoro con i loro padroni possono trovare il modo di combattere la loro classe, non abbiamo riserve nei confronti di timorosi servitori del nemico.

D’ora in poi chiunque si imbatterà in noi sarà trattato a seconda di come ha scelto di essere…

Nulla è finito, tutto continua.

Alleghiamo l’introduzione dello spazio anarchico Utopia A. D., il testo del compagno redattore di “Vetriolo” e alcune fotografie dall’iniziativa.

Alfredo Cospito è recluso nelle carceri dello Stato italiano dal 14 settembre 2012. Nel maggio 2012, Roberto Adinolfi, l’amministratore delegato di Ansaldo Nucleare (controllata da Finmeccanica), venne ferito a una gamba con un’arma da fuoco, un’azione di cui Alfredo Cospito si assunse la responsabilità insieme a Nicola Gai e per la quale sono stati condannati. Il comunicato di rivendicazione venne firmato dal Nucleo Olga / FAI-FRI.

Nel 2016, già in carcere, nell’ambito dell’operazione repressiva Scripta Manent è stato accusato di una serie di attacchi esplosivi [così come di associazione sovversiva con finalità di terrorismo o di eversione dell’ordine democratico e di istigazione a delinquere con la circostanza aggravante della finalità di terrorismo]. Nel 2020 [e definitivamente nel 2022] è stato condannato anche per i due ordigni esplosi [il 2 giugno 2006] contro la Scuola Allievi Carabinieri di Fossano, un’azione rivendicata da Rivolta Anonima e Tremenda / FAI. Nel novembre 2021 è stato accusato di istigazione nell’ambito dell’operazione Sibilla.

Il 5 maggio 2022, dopo mesi di severa censura nella corrispondenza, Cospito è stato infine trasferito dall’AS2 (sezioni detentive di alta sicurezza) al regime di isolamento estremo (41 bis), dove il 20 ottobre dello stesso anno ha iniziato uno sciopero della fame a oltranza.

Una delle ragioni che lo Stato italiano ha invocato per trasferire Alfredo Cospito nel regime del 41 bis è l’intervista-dialogo dal titolo “Quale internazionale?” che il compagno ha portato avanti nel giornale anarchico “Vetriolo”, per cui è stato accusato nell’ambito di un procedimento per i reati di “formazione o partecipazione a un’associazione sovversiva con finalità di terrorismo o di eversione dell’ordine democratico” e di “istigazione a delinquere con la circostanza aggravante della finalità di terrorismo”.

Ciò che A. Cospito ha sostenuto nell’intervista ha turbato talmente lo Stato che quest’ultimo lo ha trasferito il compagno al regime detentivo più estremo, cercando di ammutolirlo ma anche di annientarlo, dal momento che il 41 bis non è solo un duro isolamento ma una prolungata tortura volta all’annientamento mentale e fisico.

Sulla base di quanto detto, è evidente l’importanza di questa traduzione in greco, con la pubblicazione dell’intervista “Quale internazionale?” da parte del progetto anarchico Ragnarok e dello spazio anarchico Nadir.

L’analisi fatta da Alfredo Cospito in questa intervista riguardo le tecno-scienze, il sistema globale e il ruolo dello Stato e del capitale è appropriata, importante da comprendere, tuttavia ciò che più importa è quanto afferma sulla situazione dell’anarchismo nelle nuove condizioni repressive, di controllo e sorveglianza, e soprattutto i “compiti” della pratica e della teoria anarchica.

Non è un caso che la pratica venga posta prima della teoria, la situazione che stiamo vivendo non ci consente il lusso di lunghe disquisizioni teoriche in eventi lunghi e talvolta noiosi. È tempo dell’azione, azione di attacco diretto nel qui e ora, ma anche di sostegno all’azione da parte di gruppi attivi nella dimensione pubblica. Un canale di comunicazione e di dialogo deve essere riaperto a livello internazionale attraverso l’assunzione di responsabilità e il posizionamento di individui e collettivi che non operano nell’illegalità. Tutto questo a livello internazionale, creando così dei rapporti globali.

Negli ultimi anni il predominio del riformismo nei movimenti radicali, combinato con il legalismo, ha portato alla regressione dell’anarchismo. Per ogni passo indietro gli Stati fanno due passi avanti, così è passato il regime del 41 bis in Italia, altrimenti provvisorio, così è passato il nuovo regime criminale in Grecia nonostante tutta l’opposizione degli ordini degli avvocati e della sfera legalitaria in generale.

Finché si fanno passi indietro e si ripone speranza nelle istituzioni, nei partiti, ecc., il potere attaccherà, qualunque provvisorietà sarà un test affinché divenga permanente e non importa quante reazioni istituzionali e innocue ci siano, il risultato sarà a favore del sistema esistente, nemmeno importa quante costituzioni ci siano, il risultato sarà ancora a favore del sistema esistente.

La migliore difesa è l’offesa, la teoria è più interessante quando viene discussa cospirativamente e nelle barricate.

Spazio Anarchico Occupato Utopia A. D.

[Pubblicato in https://utopia-ad.org/]

Fotografie da Komotini, 29 maggio: