Perché non parteciperemo all’edizione 2021 di Umbria Libri
Dall’8 al 10 ottobre si terrà a Perugia l’ormai tradizionale fiera dell’editoria umbra presso il complesso monumentale di San Pietro. Come Edizioni Monte Bove, eravamo lieti di poter finalmente tornare a partecipare in presenza a questo importante festival. Siamo una giovane casa editrice che fino ad ora ha avuto l’occasione di presenziare soltanto all’edizione 2019, ma sia come lettori e che per precedenti impegni professionali, abbiamo frequentato negli anni Umbria Libri e ne abbiamo in particolare apprezzato la koinè culturale che ha saputo fermentare tra editori e territori, nonché la possibilità di dialogare con un pubblico ampio e intellettualmente reattivo.
In particolare l’edizione 2019 fu per noi un’occasione di impreviste soddisfazioni. Andavamo a Perugia senza avere un nostro pubblico sul territorio, esponendoci al probabile flop nello specifico della presentazione del nostro volume. Grazie ai nostri sacrifici e all’estro del nostro autore, al contrario, avvenne un felice miracolo editoriale: producemmo dei volantini che l’autore del libro che presentavamo (Gennaro Shamano, L’asfalto sulla pelle) andò a distribuire per le vie e i locali della città, innescando un travolgente fenomeno a catena, che portò alla nostra presentazione decine di giovani, che non solo non ci conoscevano, ma che non sapevano nemmeno nulla del fatto che si stesse svolgendo il festival; insomma innescando una dinamica, ci permettiamo di osservare, che ha arricchito tutta la fiera.
Nelle condizioni date, nel rispetto delle normative liberticide con le quali le autorità hanno inteso affrontare l’emergenza sanitaria in corso, semplicemente, un tale miracolo sarebbe irripetibile. Per accedere a Umbria Libri quest’anno, infatti, non solo sarà obbligatorio il «passaporto verde», ma sarà addirittura necessaria la prenotazione attraverso l’app di «Eventbrite». Rimanendo per ora al solo ambito editoriale, pare evidente che questa dinamica esclude a prescindere ogni possibilità di incontro casuale con i lettori, ogni dialettica estensiva e includente, ogni apertura verso l’ignoto. Chiunque dovesse partecipare a una presentazione, infatti, per definizione dovrà già essere a conoscenza del contenuto e dovrà già esserne a priori interessato (e quindi prenotarsi). In questo quadro, perché fare le presentazioni? Se possiamo vendere libri solo a chi già ci conosce, a questo punto lo facciamo in altra sede.
Nondimeno l’aspetto commerciale per noi è in assoluto quello che meno ci interessa. Per noi fare editoria non è mai stato inteso come un’attività imprenditoriale. Aprire una casa editrice, abbiamo sempre creduto, non è come aprire una fabbrica di bottoni. Per questa ragione, come sa chiunque possiede un nostro volume, nello spazio dedicato alle gerenze siamo soliti scrivere, facendo il verso alla formula consueta:
«Le Edizioni Monte Bove sono no-copyright. È incentivata la riproduzione parziale o totale con qualunque mezzo, citando o meno la fonte, escluse finalità capitalistiche».
Insomma per noi il problema non è commerciale, ma etico. Siamo felici se i nostri libri vengono fotocopiati, per esempio, perché evidentemente a qualcuno interessano quei contenuti. A cosa è servito leggere tanti libri se poi, nei momenti drammatici della storia, rinunciamo al nostro spirito critico? Come si può chiedere ai nostri lettori di schedarsi preventivamente? Come si può escludere dalla cultura chi non possiede il green pass? Queste sono domande che donne e uomini di cultura non possono esimersi dal porsi. Non si può mettere tutto sotto il tappeto nel nome di una ripresa pur che sia delle vendite.
La nostra partecipazione, da ultimo, sarebbe tanto più stridente per via del volume che avevamo intenzione di presentare. Neapolis 2125 di Gennaro “Shamano” Cozzolino tratta della vita di due giovani in una distopica società del futuro, dove, a causa di uno strano virus, i governi del pianeta hanno rinchiuso l’umanità in degli alveari dai quali è possibile dialogare solo attraverso dispositivi elettronici e la stessa riproduzione avviene ormai solo artificialmente. Scritto nell’autunno del 2018, questo libro anticipa in maniera impressionante gli eventi della pandemia di Covid-19. Non è un caso se molte delle presentazioni si trasformano, grazie all’entusiasmo del pubblico, in momenti di riflessione su quello che sta accadendo, talvolta in assemblee di fatto di protesta contro le leggi liberticide degli ultimi due anni. Di più, il libro dialoga proprio con quella generazione di cui si continua a lamentare la distanza dal mondo della lettura. Lo fa alternando, ai capitoli di narrativa, delle sezioni di fumetti disegnati dalla mano graffiante di Alcatraz.
Portare questo libro in una fiera così come è stata pensata l’edizione presente di Umbria Libri, ci sembra avrebbe rappresentato una stridente contraddizione. Non solo perché è un libro che di fatto grida contro lo stato di emergenza, che sarebbe stato presentato in un contesto dove le leggi emergenziali vengono rispettate e imposte. Ma anche perché è un libro che, per come è stato strutturato, vuole essere includente, vuole parlare a più generazioni, usa la tecnica dell’alternanza testo-fumetto per aprirsi e cercare di aprire la mente a chi in genere i libri non li legge. Pensare di coinvolgere questo tipo di pubblico in un contesto talmente escludente, dove si pretende addirittura all’ingresso una prenotazione preventiva, sarebbe del tutto assurdo.
Gli organizzatori dell’edizione 2021 di Umbria Libri, va giustamente ricordato, si sono mossi nel rigido rispetto delle regole governative. Non abbiamo nessuna lamentela nei loro confronti. Ci sembra però giusto ricordare che, talvolta, bisogna avere il coraggio di violare delle leggi ingiuste. Sono stati i libri più belli che abbiamo letto nella nostra vita ad insegnarcelo.
Noi lo faremo. Porteremo i nostri libri per le strade di Perugia e troveremo un modo, come abbiamo sempre fatto in questi due anni, di presentare lo stesso il nostro volume.